ADDIO PIGNORAMENTI: ufficiale, approvata norma di tutela nazionale I Da oggi in poi non possono toccare i tuoi ‘averi’

Nuove leggi sui pignoramenti - fsi.it
In questi mesi è stata approvata una nuova serie di misure a tutela dei debitori contro i pignoramenti, con limiti e tempistiche più chiari.
Il tema è tutt’altro che nuovo. Ogni anno, milioni di cittadini si scontrano con norme rigide e meccaniche, spesso poco sensibili alle situazioni di chi vive difficoltà economiche serie. La gestione dei pignoramenti è stata finora automatica e, in molti casi, sproporzionata rispetto alla reale condizione del debitore.
Da qui l’urgenza di rivedere le regole e chiarire cosa è ancora lecito pignorare e cosa no. Le novità non sono poche, e per chi rischia di perdere tutto rappresentano un’occasione per capire come muoversi prima che sia tardi.
Conti alla mano, cos’è cambiato, davvero, con questa ‘norma di tutela nazionale’? Cosa prevede per chi ha debiti attivi o in arrivo? Vediamolo punto per punto.
Casa, stipendio, pensione: cosa non si può più toccare (e perché)
La prima novità riguarda il tema casa. Dal 2025, grazie al Decreto Legge n. 110 del 29 luglio 2024, è stato ribadito che la prima casa non è pignorabile se il creditore è un ente pubblico, come l’Agenzia delle Entrate. Se invece si tratta di un creditore privato, la situazione può cambiare, ma la giurisprudenza ha iniziato a tracciare un confine anche per pertinenze come box e cantine, se legate all’abitazione.
Anche su stipendi e pensioni (tema caldissimo) le regole si fanno più protettive. Il Codice di procedura civile, art. 545, stabilisce che:
- sotto i 2.500€ netti si pignora solo il 10%;
- tra 2.500 e 5.000€ si sale al 14%;
- sopra i 5.000 € si arriva al 20%;
- mai oltre il 50% complessivo, anche con più pignoramenti in corso.
Il principio è che la soglia deve garantire il minimo necessario per vivere. Con la Legge 25/2024 è arrivato anche l’articolo 551-bis c.p.c., che fissa un limite temporale: i pignoramenti verso terzi (come datore di lavoro o INPS) scadono dopo 10 anni, salvo rinnovo esplicito del creditore. Un tetto utile per evitare che restino in piedi per decenni. E poi altro tema importante: le scadenze.

Scadenze, stralci e reazioni rapide: tempi stretti per salvare i beni
Un’altra novità chiave è lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali, previsto sempre dal Decreto Riscossione 2024. Dal 1° gennaio 2025, se una cartella non viene riscossa entro cinque anni e non ci sono azioni in corso, non può più essere usata per pignorare.
Il debito resta, ma la cartella perde forza. Viene restituita all’ente creditore, che dovrà decidere se e come agire, ma non potrà più farlo automaticamente.
Altro punto delicato: i tempi di reazione. Le esecuzioni possono partire anche entro 60 giorni dalla notifica, e nei casi di pignoramento presso terzi, banche e INPS bloccano le somme subito, senza attendere una sentenza.
Ecco perché oggi, più che mai, è fondamentale muoversi in fretta: chiedere una rateizzazione, fare opposizione, spiegare la propria situazione. Le tutele ad oggi ci sono, ma servono prontezza, documenti in ordine e la consapevolezza che, ora più che mai, aspettare può costare caro.