“Pronto, siamo INPS: dobbiamo ridarle i soldi indietro, errore imperdonabile”: NON è una truffa, da metà Ottobre ti chiamano e arriva il bonifico

Quando l'INPS chiama - fsi.it
Se si dispone dei requisiti, l’INPS ha il dovere di darci soldi indietro: l’ente si è sbagliato con moltissimi cittadini.
Di truffe se ne sentono davvero tante in giro: falsi operatori dell’INPS che chiamano le ignare vittime o mandano messaggi dicendo loro che spettano dei soldi. Ovviamente si tratta di truffe pensate per sottrarre denaro ai malcapitati. Eppure, non è del tutto vero che l’ente non possa sbagliare: lo fa – purtroppo – anche più spesso di quanto immaginiamo.
Il punto è che la realtà è più cruda: quando siamo noi a dover restituire soldi, i sistemi sono velocissimi. Ma quando è l’INPS a commettere l’errore, difficilmente i suoi automatismi se ne accorgono. Ed è lì che dobbiamo iniziare a vigilare.
C’è ancora chi pensa che non si possano contestare facilmente i calcoli dell’INPS, o che servano avvocati e file interminabili. Non è così: in molti casi basta sapere dove guardare e, soprattutto, non aspettare troppo. Perché anche il tempo gioca un ruolo: alcuni diritti, se non reclamati, si perdono del tutto.
Quando l’INPS eroga troppo (e quando invece tocca a noi farci sentire)
Quando l’INPS paga più del dovuto, si fa sentire eccome: invia lettere, PEC, sms e comunicazioni ufficiali. Fa di tutto per recuperare l’importo, anche se l’errore era il suo.
E non solo per i recuperi: può contattarci anche per ragioni legittime, come quando manca un documento o serve un’integrazione alla domanda. In questi casi è davvero l’ente, e non una truffa, a cercarci per sbloccare una pratica ferma.
Il problema è che, quando accade il contrario – un bonus respinto ingiustamente, una pensione più bassa, un contributo non erogato – nessuno ci avvisa. E spesso ci limitiamo a pensare che sia tutto regolare. Ma è proprio lì che bisogna fermarsi e capire cosa sta succedendo.

Gli errori più frequenti dell’INPS (e come farlo tornare sui suoi passi)
Tra gli sbagli più comuni ci sono maggiorazioni non riconosciute sull’Assegno Unico, bonus respinti per ISEE errati, pensioni calcolate su dati incompleti, o domande considerate inammissibili per la mancanza di un documento mai richiesto.
Capita anche con NASpI, congedi parentali e invalidità civile. Tutto dipende da banche dati che non comunicano bene tra loro: basta un passaggio errato e il diritto si blocca. A volte anche per anni.
Il modo più diretto per segnalare un errore è usare il servizio ‘INPS Risponde’, accedendo con SPID o CIE. In alternativa si può chiamare il Contact Center o rivolgersi a un patronato, che spesso riesce ad aprire un canale diretto con l’ente. Perché sì, anche L’INPS sbaglia. E continuerà a farlo, se non siamo noi i primi a farlo notare.