“Io non pago nessuna tassa, e non rischio nulla”: tutto vero, è ‘per legge’ I “Mi mandano la raccomandata, la cestino, e Agenzia delle Entrate deve accontentarsi di… niente”
Puoi spendere i tuoi soldi come vuoi (foto Pixabay) - Fsi.it
“Io non pago nessuna tassa, e non rischio nulla”: che ne diresti se qualcuno ammettesse caldamente una cosa del genere? E, occhio, che è tutto vero: e succede ‘per legge’. Clamoroso, ma vero: le norme ti consentono di farlo. Anzi di non farlo.
Di non pagare, e senza correre alcun pericolo. “Mi mandano la raccomandata, la cestino, e Agenzia delle Entrate deve accontentarsi di… niente”.
Come è possibile? “Io non pago nessuna tassa”, già. Una frase che molti pronunciano per rabbia, per esasperazione, o semplicemente per convinzione.
Ma nel caso di chi la dice davvero con convinzione, come nel racconto che ci interessa, il discorso diventa più profondo. “Anche se mi arrivano segnalazioni, non importa.”
“Lettere a casa, raccomandate o altro, non mi spaventano le conseguenze. Sapete perché? È un film già visto.” Così comincia la riflessione anonima a cui riferiamo.
Ecco come fa il furbetto a non pagare nulla
Costui, che ci racconta tutto caldamente preferendo non rivelare il proprio nome, sostiene di non temere più nulla, perché – a suo dire – “succederà sempre la stessa e identica cosa: loro chiedono, chiedono, pretendono”. Sarebbe a dire?
“Loro”, in questo caso, sono lo Stato, la Regione, il Comune o qualunque altro ente fiscale. Ma in particolare l’Agenzia delle Entrate, simbolo per eccellenza del rapporto – spesso difficile – tra cittadini e fisco. Secondo questa visione disincantata, il sistema sarebbe talmente rigido da non riuscire a incidere realmente su chi non possiede nulla. E qui arriva la prima delle due “ragioni” che, secondo chi parla, lo metterebbero al riparo da qualunque rischio.

Non possono fargli nulla per questa ragione.
“Sono ufficialmente nullatenente.” Essere nullatenenti, infatti, significa non avere beni intestati, né case, né auto, né conti correnti cospicui. E dunque, per l’amministrazione, diventa praticamente impossibile rivalersi. La seconda ragione, invece, è più strategica: “nella peggiore delle ipotesi – spiega – posso aderire alle rottamazioni, come la quinquies, ad esempio. E pagare, come si dice in gergo, a babbo morto.”
Un modo ironico per dire che, alla fine, tra rateizzazioni, sanatorie e condoni, chi non paga subito può spesso cavarsela con poco o niente. Naturalmente, questo non significa che il sistema lo approvi. Le leggi parlano chiaro: le tasse vanno pagate, e non farlo comporta comunque sanzioni e pignoramenti potenziali. Ma nella realtà quotidiana, per chi è realmente senza beni o redditi, l’azione dello Stato diventa difficile. Così nasce un paradosso tutto italiano: chi non ha nulla sembra “intoccabile”, mentre chi ha qualcosa e vuole restare onesto, spesso paga anche per gli altri. E allora, la riflessione finale suona amara ma lucida: “Se il sistema non cambia, non cambierà nemmeno l’atteggiamento dei cittadini. Finché chiederanno troppo a chi ha poco, e lasceranno andare chi non ha nulla, continuerà a ripetersi lo stesso copione.” Un film, appunto, già visto.
