“Fino a ieri di andava bene, e ora…”: partner spione, se ti guarda il telefono va in GALERA PER TRE ANNI I Ufficiale, è legge: reato penale gravissimo
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“Fino a ieri di andava bene, e ora…”: partner spione, se ti guarda il telefono va in carcere. Tutto vero, scatta la galera fino a tre anni per questo. Ufficiale, è legge: reato penale gravissimo. Anche se molti non se ne rendono conto: o semplicemente non vogliono.
Ma a farlo ci pensa lo Stato, la legge, che garantisce le persone che decidono di cambiare vita e giustamente non vogliono più invasioni sulla privacy.
Quando amiamo una persona, è naturale voler condividere con lei tutto, anche gli aspetti più intimi e personali della nostra vita.
La fiducia, in una relazione, è un pilastro fondamentale: ci si apre completamente, si abbattono i confini della privacy, si permette all’altro di conoscere parti di noi che normalmente teniamo nascoste.
Capita quindi che, per amore o per abitudine, si decida di condividere password, PIN, codici d’accesso o semplicemente di lasciare il proprio telefono nelle mani del partner senza timore.
Tutto questo, però, ha senso solo finché la relazione è viva e basata sul consenso reciproco. Quando una storia finisce, anche quel tacito “permesso” cessa di esistere.
Finisce l’amore, finisci di impicciarti
È un punto che spesso viene frainteso: molti credono che, avendo avuto libero accesso ai dati o ai dispositivi del partner durante la relazione, quel diritto continui a esistere anche dopo. Nulla di più sbagliato. Nel momento in cui una coppia si separa, la privacy torna a essere inviolabile.
Se l’ex partner, per curiosità o per controllo, continua a guardare nel telefono, accede a chat, e-mail, foto o account social che non gli appartengono più, commette un reato. In particolare, la legge italiana parla chiaro: si tratta di violazione della privacy e accesso abusivo a sistemi informatici (articolo 615-ter del codice penale). È un reato punibile con la reclusione fino a tre anni, pena che può aumentare se il colpevole utilizza o diffonde i dati raccolti.

Il passato non conta, è reato
Non importa se, in passato, quel codice gli era stato comunicato volontariamente. Il consenso non è eterno: vale solo nel momento in cui viene espresso e può essere revocato in qualsiasi istante. Da quel momento, ogni accesso non autorizzato equivale a una intrusione illegale.
Le conseguenze non sono solo giuridiche, ma anche morali e psicologiche. Continuare a controllare il telefono, la posta o i social di un ex non significa “essere ancora innamorati”, ma non accettare la fine e invadere la libertà altrui. È un comportamento che può degenerare in forme di stalking digitale, sempre più frequenti e pericolose. Ricordiamolo: l’Accesso abusivo a sistema informatico può portarti fino a 3 anni di reclusione.
