Ultim’ora – “L’Italia torna alla Lira”: crisi troppo pesante, cittadini sommersi dai debiti I ‘Roma tratta direttamente con Washington”
Nuove leggi sui pignoramenti - fsi.it
Ultim’ora – “L’Italia torna alla Lira”: un virgolettato che, se confermato, significherebbe davvero ribaltare del tutto ciò che ad oggi conosciamo. Ma una crisi troppo pesante, con cittadini sommersi dai debiti, sta incrinando il cammino verso il futuro.
E c’è chi dice, appunto, che ‘Roma tratta direttamente con Washington“: ovvero, che si possa anche prendere una decisione di questo tipo. Ma cosa c’è di vero?
E chi lo dice, soprattutto? E sussista davvero un legame possibile tra il potenziale ritorno alla ‘lira’ e le relazioni tra il governo di Roma e quello USA?
Facciamo un passo indietro per capire di cosa parliamo. Da tempo, nel nostro Paese, si torna periodicamente a parlare di un possibile ritorno alla lira.
Succede, in fondo, come reazione a decenni di difficoltà economiche, perdita di potere d’acquisto e crisi del lavoro.
La crisi, la lira, e Trump
Una parte della popolazione, stanca di vedere salari stagnanti, prezzi in crescita e tasse sempre più pesanti, guarda con nostalgia ai tempi in cui la moneta nazionale sembrava garantire maggiore autonomia e controllo sulle politiche economiche. Negli ultimi vent’anni, l’ingresso nell’euro ha portato indubbi vantaggi in termini di stabilità finanziaria e integrazione europea, ma anche effetti collaterali difficili da ignorare.
Molti cittadini percepiscono l’euro come una causa dell’aumento del costo della vita e della progressiva riduzione della sovranità economica nazionale. La convinzione diffusa è che, tornando alla lira, l’Italia potrebbe riacquistare libertà decisionale su temi cruciali come la politica monetaria, la tassazione e i dazi commerciali.

I dazi e la lira: c’è una relazione?
Il dibattito si è riacceso di recente anche a causa di scenari internazionali che spingono a nuove riflessioni. Le dichiarazioni di Donald Trump, che ha ipotizzato – anche in un recente video – una negoziazione sui dazi – e sul resto – diretta tra USA e l’Italia e dunque senza la presenza sullo sfondo dell’Unione Europea, hanno sollevato interrogativi sulle relazioni economiche e politiche future.
Alcuni commentatori hanno persino interpretato queste parole come un segnale di possibili trattative dirette tra Roma e Washington, al di fuori del contesto comunitario — ipotesi subito smentita dal governo italiano, ma sufficiente a riaccendere le speculazioni. Il ritorno alla lira, però, secondo molti specialisti, non risolverebbe magicamente i problemi strutturali del Paese, come l’evasione fiscale, la burocrazia o la lentezza della crescita economica. Eppure, la richiesta del ritorno alla lira sembra essere il sintomo di un disagio diffuso, alimentato da anni di precarietà e da una crescente sfiducia verso le istituzioni europee. Ma questo, per il momento, resta solo un ‘virgolettat’, appunto, come dicevamo all’inizio, che attiene alle supposizioni e forse agli auspici dei singoli, senza alcuna attinenza con la realtà.
