“Hai sbagliato il 730: multa da 300 euro”: sta arrivando la RACCOMANDATA KILLER a tutti gli italiani I Agenzia delle Entrate non perdona: controlli automatici, non si salva nessuno
Modello 730 - Fsi.it (Fonte Pixabay)
Altro che prezioso alleato fiscale: talvolta, il 730 può trasformarsi in un pericolosissimo trappolone burocratico, con tanto di maxi stangata.
Ognuno ha il suo modo di interpretare il modello 730: alcuni lo vedono come una fastidiosa incombenza annuale, altri come un’opportunità di ricevere corposi e provvidenziali rimborsi sulle spese più disparate.
Sostanzialmente, è un documento che serve a dichiarare ufficialmente i redditi percepiti nel corso dell’anno precedente in busta paga, con i compensi derivanti da fattura oppure con la pensione, evitando al contribuente gli astrusi calcoli inerenti le imposte e gli eventuali conguagli.
Uno strumento pensato per chi ha un sostituto d’imposta (ad esempio, il datore di lavoro o l’ente pensionistico di riferimento) e non possiede redditi complessi, come quelli legati ad attività di impresa o a partecipazioni societarie.
Compilarlo correttamente, però, è fondamentale, in quanto ogni omissione o errore può dar adito a spiacevoli inconvenienti, come la perdita di detrazioni e rimborsi o la comminazione di gravose multe per il mancato versamento delle imposte dovute. E anche se, fortunatamente, ora il 730 è precompilato, ogni voce va attentamente verificata, poiché la responsabilità finale resta in capo al contribuente. E no, non c’è commercialista o CAF che tenga.
Gli errori più comuni e le sanzioni che fanno male
Tra le voci più insidiose del 730, quelle a cui occorre prestare maggiore attenzione, vi sono le spese sanitarie, quelle scolastiche, i bonus edilizi, gli interessi sul mutuo della prima casa e i contributi per eventuali colf e badanti. Ma anche un codice fiscale sbagliato del proprio datore di lavoro può bloccare i rimborsi: ogni cifra e lettera deve essere controllata con cura certosina.
Sì, perché in caso di omissioni e negligenze entrano in gioco le sanzioni: se l’errore non incide sull’imposta, può essere infatti comminata una sanzione di 258 euro, come previsto dall’art.1 del Decreto Legislativo 471/1997. E c’è di peggio: se la dichiarazione infedele comporta un’imposta inferiore a quella dovuta, la sanzione può salire dal 90% al 180% della differenza non versata. Altro che svista innocente… si rischia di finire sul lastrico!

Gli strumenti correttivi
Fortunatamente, la legge prevede anche una serie di escamotage per correggere gli errori commessi, purché si agisca in tempo utile. Il modello 730 integrativo, ad esempio, può essere generalmente presentato entro il 25 ottobre per le modifiche che comportano un credito maggiore o un debito minore.
Se invece l’errore è stato commesso da un CAF o da un professionista del settore, è possibile inviare all’AdE un modello 730 rettificativo entro il prossimo 11 novembre. Infine, in caso di errori più gravi o di debiti maggiori, si passa al modello Redditi correttivo, da presentare entro il 30 novembre 2025. In sintesi: il Fisco non perdona… e quando offre una seconda chance, è meglio coglierla al volo!
