“Scansafatiche a sbafo, tanto paghiamo noi!”: italiani furibondi, LO STATO TI REGALA 1500 SE NON LAVORI I “Coi soldi nostri, questi fanno i mantenuti”
Guadagnare soldi senza lavorare - fsi.it
“Scansafatiche a sbafo, tanto paghiamo noi!”: italiani furibondi, lo Stato regala fino a 1500 euro se non lavori. “Coi soldi nostri, questi fanno i mantenuti”, dicono alcuni. Sì, è legge. Tu sgobbi in fabbrica 8 ore, e altri invece incassano a fine mese senza far nulla.
Il lavoro nobilita l’uomo, si dice da sempre, e questa massima conserva un significato profondo e universale. Non si tratta solo di una frase fatta, ma di una verità che attraversa epoche e culture.
Il lavoro è infatti lo strumento attraverso cui l’individuo si emancipa, costruisce la propria identità e partecipa attivamente alla vita sociale.
È ciò che permette di sostenersi economicamente, ma anche di sentirsi utili, di contribuire al bene comune e di trovare un senso nel proprio quotidiano.
L’impegno professionale, qualunque esso sia, rappresenta un ponte tra la persona e la collettività. Ogni mestiere, dal più umile al più prestigioso, racchiude dignità e valore, perché risponde a un bisogno reale della società.
Non lavorare e guadagnare, il dilemma amletico che non tutti si pongono
In questo senso, lavorare significa non solo “fare”, ma anche “essere”: significa misurarsi con le proprie capacità, crescere, affrontare sfide e imparare costantemente. Tuttavia, il lavoro non deve mai diventare una forma di alienazione o sfruttamento. La sua funzione nobilitante esiste solo quando viene riconosciuto e rispettato, quando garantisce condizioni giuste, sicurezza, e una retribuzione adeguata. Senza questi elementi, il lavoro smette di essere un diritto e si trasforma in un peso, in una corsa senza equilibrio tra dovere e dignità.
Ed è attraverso il lavoro che l’uomo si realizza, si riconosce e costruisce il proprio futuro. Per questo ad alcuni scatta un senso di orgoglio quando altre persone, qualora non si lavorasse, volessero additarci come degli scansafatiche, specie poi se si aderisce a dei piani di sostegno economico.

Scansafatiche, tanto paghiamo noi
“Scansafatiche a sbafo, tanto paghiamo noi!”: è questo, più o meno, il grido di rabbia che si leva da molti italiani ogni volta che si parla ad esempio di indennità di disoccupazione, la cosiddetta NASpI. Un sostegno economico pensato per chi perde il lavoro e si trova in difficoltà, ma che, agli occhi di tanti contribuenti, finisce spesso per sembrare un privilegio per chi “non fa nulla”. Le cifre in ballo, in effetti, hanno acceso il dibattito.
In media, chi percepisce la NASpI riceve tra i 700 e i 1.000 euro al mese, con punte che possono arrivare anche a 1.500 euro, a seconda del reddito precedente e dei contributi versati. Si tratta, dunque, di somme non trascurabili, che per molti cittadini risultano paradossali, specie se paragonate agli stipendi di chi lavora otto ore al giorno per poco più del salario minimo. E allora in tanti si chiedono: è giusto che chi non lavora guadagni più di chi si spacca la schiena? Dietro la polemica, però, c’è anche un mondo di abusi e zone grigie. Perché, accanto a chi davvero cerca un nuovo impiego, esiste anche chi approfitta del sistema, lavorando in nero o trovando stratagemmi per continuare a percepire l’indennità. Un fenomeno difficile da quantificare, ma che alimenta sospetti e rancore.
