“23 GIORNI IN GALERA prima ancora del processo”: ufficiale, lo Stato ti ‘sequestra’ per incriminarti I Interrogatori estenuanti finché non confessi: anche se sei innocente

manette-istockphoto-FSI.IT

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23 giorni in ‘galera’ prima ancora del processo: ufficiale, arriva la legge della ‘Custodia’. Ovvero? Lo Stato ti ‘sequestra’ per incriminarti. Interrogatori estenuanti, pressioni psicologiche, finché non confessi: anche se sei innocente.

Ma come può avvenire una cosa del genere? Il diritto di difesa, del resto, è uno dei principi fondamentali non solo del nostro ordinamento giuridico, ma di ogni sistema democratico che voglia definirsi tale.

È la garanzia che ogni cittadino, accusato di un reato, possa far valere le proprie ragioni, avere accesso a un processo equo e disporre del tempo e dei mezzi necessari per difendersi.

In Italia, questo principio è scolpito nella Costituzione e rappresenta una delle colonne portanti dello Stato di diritto. Tuttavia, non sempre le cose funzionano così.

Ci sono sistemi giudiziari in cui, pur in presenza di leggi e formalità che sembrano rispettare la giustizia, la libertà individuale può essere messa seriamente a rischio.

Ti sbattono al ‘fresco’ per 23 giorni, prima del processo: per darti ‘cantare’

Uno degli esempi più emblematici in questo senso è quello di  una normativa controversa, nota ai più come “legge della custodia”. Con una sintesi tanto efficace quanto inquietante, la si potrebbe riassumere così: “23 giorni in galera prima ancora del processo”.
Questo perché la legge consente alle autorità di trattenere un sospettato fino a 23 giorni, anche senza un’accusa formalmente convalidata da un tribunale.

Durante questo periodo, la persona può essere sottoposta a interrogatori lunghi e ripetuti, senza la presenza costante di un avvocato e con margini di pressione psicologica molto elevati. L’obiettivo dichiarato è quello di raccogliere prove e chiarire i fatti, ma nella pratica spesso si traduce in un meccanismo coercitivo, che spinge i sospettati a confessare pur di uscire da quella situazione.

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Manette ai polsi, l’orrore di tutti può verificarsi- fsi.it

Finché non confessi ti tengono bloccato: e se sei innocente rischi lo stesso

Molti osservatori internazionali hanno criticato questo sistema, definendolo una forma di detenzione preventiva punitiva, che contraddice il principio della presunzione di innocenza. Prima di tutto chiariamo: non è in Italia che c’è questo sistema, ma in Giappone.

I dati mostrano infatti un tasso di confessioni altissimo e una percentuale di condanne che supera il 99%: numeri che fanno riflettere sulla reale libertà di difesa in un contesto simile. Nel diritto comparato, il caso del Giappone rappresenta un paradosso: un Paese avanzato, tecnologico e moderno, ma con una visione del diritto penale che in certi aspetti discutibile. Perché spesso, travolto da pressioni e da situazioni di tensione, anche un innocente può crollare, e confessare ciò che non ha fatto.