“Se mi lasci… la faccio finita”: se lo dici è reato I “ISTIGAZIONE E STALKING”: ufficiale, Fino a 5 anni di carcere

controllo-notte-polizia-Depositphotos.com- FSI.it

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“Se mi lasci… la faccio finita”: se questa frase non vi è nuova, sappiate che, anche solo pronunciarla non è appena terribile: è reato. Sì, che la si dica con cognizione di causa o meno, può portare al carcere.

Tutto vero: si parla di un reato che si configura negli ambiti della istigazione al suicidio, e che porta fino a 5 anni di galera.

“Se mi lasci mi ammazzo“: una pressione psicologica, emotiva, affettiva, davvero tremenda, diciamocelo. Non ha alcun senso, non è giusto, è terribile.

Molto spesso, quando una storia d’amore finisce, il clima che si crea tra le due persone non è dei più sereni. È naturale: la delusione, il dolore, la rabbia o la frustrazione possono prendere il sopravvento.

E farlo, poi, rendendo difficile mantenere lucidità e rispetto reciproco. Tuttavia, arrivare a dire o fare certe cose, spinti dalle emozioni o dal desiderio di rivalsa, non è mai ammesso — né moralmente né, tantomeno, legalmente.

Non dirlo, si rischia il carcere

Quando una relazione si chiude, ciò che dovrebbe prevalere è la consapevolezza che l’amore, come ogni legame, può finire. Non è un fallimento, ma una parte della vita. Purtroppo, molte volte questo concetto non viene accettato, e si cade in comportamenti ossessivi o persecutori, che rischiano di trasformarsi in veri e propri reati.

Telefonate continue, messaggi insistenti, pedinamenti, appostamenti o commenti denigratori sui social possono sembrare gesti dettati dal dolore, ma in realtà configurano atti persecutori, puniti severamente dal codice penale. La cronaca ne è ormai piena zeppa.

Posto-di-blocco-fonte-Pixabay- fsi.it
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Stalking e non solo: cosa si rischia

In Italia, infatti, la legge parla chiaro: chi molesta o minaccia un ex partner, anche solo verbalmente, può essere accusato di stalking o atti persecutori, con conseguenze molto serie, fino alla reclusione. Basta poco per oltrepassare il limite. Un messaggio di troppo, una parola offensiva, un gesto di invadenza possono trasformarsi in prove concrete di un comportamento vessatorio.

È importante ricordare che, anche se una relazione finisce, il rispetto deve restare. Nessuno ha il diritto di invadere la vita dell’altro, di controllarla o di continuare a interferire nel suo percorso. Non è “amore” tornare a cercare continuamente qualcuno che non vuole più avere rapporti, così come non è “romanticismo” tentare di riconquistarlo con insistenza. È una forma di violenza emotiva, e come tale va riconosciuta e fermata. D’altro canto, anche chi subisce queste situazioni non deve sentirsi solo o colpevole. Denunciare non significa vendicarsi, ma proteggersi. Le forze dell’ordine e i centri di ascolto specializzati possono intervenire per garantire sicurezza e tutela. E poi ci sono le minacce ‘velate’: come dicevamo in apertura, minacciare di togliersi la vita se il partner ci vuole lasciare è un reato e il rischio è di subire condanne fino a 5 anni di carcere.