Baggio, dramma e lacrime in piena notte: “è morto” I Il calcio è in lutto, si spegne il genio amato da tutti

Roberto_Baggio_a_Italia_'90 - wikipedia - fsi.it

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Dramma e lacrime in piena notte: la notizia è di quelle tremende, che nessuno vorrebbe mai ascoltare. Baggio, “è morto”. Il calcio è in lutto. Si spegne il genio amato da tutti: dai calciatori in campo, dai tifosi fuori, di rimando.

Ora però, non c’è più. Quando si parla di calcio in Italia, è impossibile non evocare figure che hanno trascinato generazioni intere con il loro talento, la loro umiltà e la loro capacità di emozionare dentro e fuori dal campo.

In mezzo a tanti campioni, uno nome emerge su tutti, diventando quasi un simbolo senza tempo: Roberto Baggio. E non potrebbe essere altrimenti.

Baggio non è stato soltanto un calciatore straordinario, ma un uomo capace di incarnare l’essenza più pura di questo sport. Tutti lo hanno amato in campo.

Il “Divin Codino” ha rappresentato un’epoca, un ideale, e ancora oggi viene ricordato con affetto anche da chi non tifa le squadre in cui ha militato.

Baggio, un talento fragile, ma allo stesso tempo incrollabile

Juventus, Milan, Inter, Bologna, Fiorentina, Brescia, poco importa: ovunque sia andato, Baggio ha lasciato un segno indelebile, fatto di classe, rispetto e passione. Dotato di un talento tecnico sopraffino, di una visione di gioco fuori dal comune e di una sensibilità che lo rendeva diverso da chiunque altro, Baggio è stato capace di trasformare il calcio in poesia. I suoi dribbling, le sue punizioni, i suoi gol impossibili sono diventati parte dell’immaginario collettivo, ma più ancora della sua arte calcistica, è la sua umanità ad averlo reso eterno.

Perché Baggio non è stato solo un campione di pallone, ma anche un uomo che ha saputo affrontare la sofferenza con dignità. Gli infortuni, le incomprensioni con alcuni allenatori, il rigore sbagliato nella finale dei Mondiali del ’94 — momenti che avrebbero piegato chiunque, ma che lui ha sempre vissuto con eleganza e introspezione. Da allora, quell’immagine del numero 10 con le mani nei capelli è diventata un’icona non di sconfitta, ma di umanità universale.

BAGGIO-fsi.it
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Superava tutto con un sorriso

Proprio la sua umanità e la sua forza, la capacità di superare ogni incredibile dolore, ogni infortunio gravissimo con una abnegazione incrollabile e un sorriso sul volto, ha fatto di Baggio un simbolo. Naturalmente per guarire da un KO grave non basta la volontà e l’animo, servono anche operazioni chirurgiche, terapie e ‘mani d’oro’.

Come quelle di Roberto Nardacchione, che è stato un medico chirurgo tra i più ammirati e amati dai calciatori in campo. Tra cui appunto anche Baggio: e proprio Baggio ora, lo deve piangere. Sì, perché lui, Roberto Nardacchione, il re del ginocchio, si è spento.  È morto all’età di 73 anni, dopo aver dedicato la vita elle ginocchia e agli infortuni di innumerevoli atleti e sportivi, rappresentando un punto di riferimento, un amico, un confidente. Ora non c’è più, e Baggio soffre, piange, ricorda: ma non dimentica.