“Sei un maschilista, lo dice anche il mio terapeuta: e ti farò condannare per questo”: ufficiale, basta la testimonianza dello PSICOLOGO per provare i maltrattamenti, lo dice la Cassazione

Maltrattamenti - Fsi.it (Fonte Pexels)
Giro di vite della Cassazione sui rapporti sentimentali: da oggi la versione della vittima, se supportata da uno psicologo, può portare alla condanna per direttissima.
Mai come in questi ultimi anni sono tornati in auge termini come “patriarcato” e “maschilismo”, concetti associati inevitabilmente a degli squilibri culturali, psicologici ed emotivi nella quotidianità di molte coppie e famiglie.
Complici anche alcuni delitti piuttosto efferati, e che hanno lasciato un’eco amara in tutto il Paese, l’attenzione nei confronti delle dinamiche relazionali tossiche e malsane si è riaccesa, infiammando il dibattito nei salottini televisivi e anche sui social, spesso senza soluzione di continuità.
Dalla Cassazione, però, arriva una clamorosa novità. Se in precedenza era necessario provare gli atteggiamenti soverchianti, violenti o denigratori del partner, da adesso anche una semplice testimonianza può spianare la strada a una pesante condanna.
Ecco cosa cambia e quali atteggiamenti sono considerati incriminanti secondo la legge vigente.
Maschilismo e maltrattamenti in casa
In alcuni casi, la normativa in materia è talmente farraginosa e disseminata di lungaggini e burocrazia dal far desistere le vittime di maltrattamenti e abusi.
Denunciare non sempre si rivela risolutivo: molto spesso gli indagati vengono rilasciati senza ulteriori sviluppi, i braccialetti elettronici scarseggiano o sono malfunzionanti, e le donne (o gli uomini) che si affidano alla Giustizia vivono costantemente nel terrore di nuove aggressioni e minacce. Inoltre, finora era necessario provare in aula i maltrattamenti tramite reperti fotografici, testimonianze oculari o registrazioni depositate. Una recente sentenza della Cassazione, però, ribalta questo principio e snellisce l’iter verso l’eventuale condanna: da oggi anche un singolo referto psicologico può fare la differenza.

La nuova sentenza della Cassazione
Il portale brocardi.it ha recentemente analizzato la sentenza della Corte di Cassazione n. 39527/2024, che ha condannato un uomo per maltrattamenti nei confronti della compagna in base alla sola testimonianza dello psicologo che la seguiva. La donna aveva raccontato al professionista episodi di umiliazione, controllo ossessivo, isolamento e svalutazione tipici di una relazione abusante; egli ha in seguito confermato in aula che la paziente dimostrava sintomi compatibili con un vissuto traumatico, e la sua narrazione si è dimostrata determinante per la Corte.
Nonostante la difesa dell’uomo abbia contestato la validità della condanna, adducendo il pretesto che si trattasse di una versione che dava spazio a una “percezione soggettiva“, la Cassazione ha ribadito che la prova dei maltrattamenti può fondarsi anche su elementi indiretti, come le dichiarazioni di chi ha raccolto il vissuto della potenziale vittima in un contesto professionale. Anche in assenza di referti medici e di testimoni oculari, quindi, può scattare la condanna: una sentenza pensata per tutelare maggiormente che denuncia, ma che potrebbe anche dar vita anche a nuovi casi di malagiustizia.